L’area dell’antico abitato appare delimitata dai resti della cinta muraria il cui tracciato si è conservato per buona parte fino ad oggi. Essa è costituita da un paramento di blocchi lavici non squadrati a doppia cortina, riempita con pietrame minuto, ed è intervallata da torri di forma semicircolare.
Si tratta di una tipologia di fortificazione abbastanza diffusa nei centri indigeni ellenizzati della Sicilia e che trova un confronto prossimo con le mura del vicino centro indigeno del Mendolito di Adrano. In assenza di scavi sistematici si può ipotizzare una datazione del sistema difensivo in età arcaica proprio per il confronto con quello del Mendolito, simile per tecnica e materiali e datato al VI secolo a.C.
Oggi la cinta si mostra in cattivo stato di conservazione per la condizione di abbandono in cui versa l’area e per l’utilizzo a pietraia che spesso ne hanno fatto i contadini della zona.
All’interno della cortina muraria gli scavi archeologici hanno portato in luce alcune abitazioni costituite da uno o più vani fra loro non comunicanti databili al V e alla prima metà del IV secolo a.C. Dall’analisi dei dati raccolti il primo scavatore, Giovanni Rizza, ipotizzò che la città, le cui fasi di vita più antiche vanno collocate in età arcaica, fu completamente distrutta nella seconda metà del IV secolo a.C. da un terremoto e definitivamente abbandonata.